PLAYGROUND, TRV meets SCARFUL
Galleria d'arte Mascherino di Roma, 22 feb 29 mar 2003, a cura
di Barbara Martusciello in collaborazione con Alessandro Gianvenuti.
"Joe, Nico, Pane, Stand e Scarful - Past
and Present"
Intervista di Alessandro Gianvenuti
Alessandro Gianvenuti: Partiamo dallinizio.
Spesso cè staa (e cè) una semplicistica
formula che prevede i graffiti necessariamente legati alla cultura
Hip Hop, insieme alla breakdance e al rap. Questo discorso ha un
riscontro maggiore laddove hanno avuto origine, in America, anche
se non è stato sempre così. Ad esempio in unintervista
a Twist (Barry McGee) (1) lui stesso parla del suoi esordi (84)
allinterno della scena hardcore punk di San Francisco. Quali
sono i vostri background e quando avete iniziato ad avvicinarvi
ai graffiti?
Joe: Più o meno nel 92 con Heko
(Pane), Hestro (Sugo), Aser (Nico) e Koma. Io inizialmente ero più
legato ai centri sociali, al circuito alternativo, al punk. I graffiti
mi piacevano perché erano un po delle scenografie di
questi ambienti alternativi, un qualcosa in cui ti esprimi artisticamente
e cè anche la ribellione.
Pane: Nel 92 circa, facevo la scuola
darte, mi piacevano molto i fumetti e li disegnavo anche.
Poi da un giorno allaltro ho raccolto dei spray che avevo
in garage per verniciare le biciclette, ho chiamato Joe (al tempo
taggava Jam) e siamo andati a fare dei graffiti lungo il Tevere.
Lì avevamo visto i pezzi dipinti da Crash Kid, Clown, Mako,
Io-Ice e sono stati il nostro punto di partenza. Avevamo capito
che lo spray era il mezzo e così abbiamo iniziato.
A G a Pane: Quando nasce il vostro
primo gruppo importante gli ETC?
Pane: Alla fine del 92, quando io e
Joe siamo stati contattati da un centro sociale (Corto Circuito)
per realizzare delle murate nei quartieri periferici. In quelloccasione
abbiamo contattato diversi writers che dipingevano allora, attraverso
un manifesto che avevamo affisso in un ferramenta che vendeva le
Duplicolor, chiedendo a chi era interessato di lasciare il numero
di telefono. Abbiamo chiamato un po di gente e da quel gruppo
sono venuti fuori gli ETC. Inizialmente eravamo io, Joe, Hestro,
e Koma, successivamente sono entrati nel gruppo Aser e China.
Stand: Ho cominciato ad interessarmi ai graffiti
intorno alla fine degli anni 80, anche attraverso alcuni video
come "Beat This" di Bomb the Bass", "Hey You
the Rock Steady Crew" dei Rock Steady Crew, perché contenevano
immagini di graffiti. In quel periodo ero ben disposto nei confronti
dellHip Hop che era una realtà di nicchia. Nel 88
ho conosciuto Federico (Dj Stile), in un negozio di dischi (Goody
Music) perché i Rud Dmc sarebbero passati a firmare autografi.
In quel periodo non era molta la gente interessata ed insieme a
Federico cercavamo informazioni, materiali e persone che condividessero
le nostre passioni per il rap, il djing, i graffiti etc. La prima
generazione che allinizio degli anni 80 a Roma era legata
al rap o alla breakdance non era molto attiva, ed erano soprattutto
poco numerosi. A Roma tra l89 e il 90 non cerano
treni dipinti, più che altro graffiti sui muri e la gente
che dipingeva era poca: da una parte quelli più vicini ai
centri sociali come le 00199 e poi i graffitisti di allora tra cui
Crash Kid, Io-Ice, Fab, Clown, Maelo e pochi altri.
A G a Stand: Quando nasce il tuo primo
gruppo importante, gli MT2?
Stand: Gli MT2 nascono alla fine del 92,
il nome per esteso More Touch Two (da leggere anche alla romana!)
nasce da una serata alcolica con Clown nella quale erano venuti
fuori nomi allucinanti. La formazione iniziale era composta da me
(allepoca Cromo), da Clown, Deb One, Crash Kid e Kraze (di
Amsterdam).
A G: Insieme avete fatto uno dei primi treni
dipinti a Roma.
Stand: Sì, il terzo proprio come MT2,
ma il primo treno a Roma è stato fatto il 19 settembre del
92, da un gruppo misto di amici e persone della scena dei
graffiti di quel periodo. Io, Crash Kid, Clown, Giaime, Cool Art,
Damage (di Ancona), Dj Baro, Soho, e Rude Mc.
Scarful: Una dei primi ricordi che ho dei
graffiti risale all85 circa, perché cera un ragazzo
di Ostia che aveva una radio indipendente che si chiamava "Hello
Johnny", e girava sempre con una macchina station wagon anni
60 completamente ricoperta di scritte graffitare. Poi verso
la fine degli anni 80 sono stato a Montreal e lì ho
iniziato a vedere dal vero tantissimi graffiti e stancil per la
città. Rimasi molto colpito da un gruppo i DBC (Dead Brain
Cells) che erano legati alla scena hardcore punk. In quel periodo
ascoltavo molto questo genere di musica e quindi ero visivamente
attratto da tutto ciò che riproduceva questo tipo di iconografia.
Nico: I miei esordi nel 1991 sono legati alla
zona del Ponte delle Valli, dove facevo degli "esperimenti"
con gli spray per vedere cosa si poteva fare con quel mezzo. Tutte
informazioni di cui ho fatto tesoro, ma delle quali non ho conservato
tracce o foto. Lesordio più consistente con i graffiti
e stato però con gli ETC nel 94-95. Nel 92
insieme a Joe, Pane, Koma e Sugo abbiamo aderito ad un gruppo, i
BK 38, coordinato da alcuni membri di un centro sociale che avevano
lintenzione di diffondere le proprie idee politiche attraverso
i graffiti. Facevamo delle murate collettive in 15 persone, chiedendo
anche lautorizzazione alle circoscrizioni. Un progetto che
però è decaduto presto perché non cerano
delle motivazioni forti. Ci siamo divisi e loro (Joe, Pane, Sugo,
Koma) hanno continuato da soli passando però ai graffiti
veri e propri. Questo anche perché inizialmente avevamo due
concetti diversi, loro con un paio di spray andavano subito ad un
deposito della metro a fare un pezzo, io invece ne accumulavo 20
per fare un bel muro. La storia ha voluto che il loro metodo fosse
quello più efficace, usavano pochi spray e avevano tantissimi
pezzi in giro.
A G a Nico: Quando hai ricominciato
a dipingere con gli altri?
Nico: A un certo punto mi sono reso conto
che era sbagliato che la mia "politica" consistesse nel
fare i murales o i graffiti con messaggi politici. La mia sedicenne
volontà era quella di cambiare le cose, e avevo capito che
non le cambiavo scrivendo "Autogestione". Per questo mi
sono allontanato dallambiente dei centri sociali ed ho iniziato
a dipingere il mio nome. Lindividualismo che ho espresso nel
fare i graffiti è stata una sorta di reazione ai metodi di
questi ambienti, che non consideravo più validi perché
abbastanza superficiali. E sono andato sullaltra sponda dei
graffiti, più individualista e anche abbastanza vandalica.
Nel 94 circa mi sono riavvicinato a Joe, Pane e gli altri
entrando negli ETC, perché in quel periodo stavo facendo
pezzi simili ai loro.
A G: Ognuno di voi nel tempo ha sviluppato
delle caratteristiche stilistiche ben precise nei graffiti. Quali
sono gli elementi che vi hanno formato, le esperienze che vi hanno
maggiormente influenzato?
Joe: Io a livello tecnico non sono mai stato
bravissimo, però me la sono cavata lo stesso! Ci sono due
persone che mi hanno fatto capire delle cose importanti, Fume (un
graffitaro di Dusseldorf) e Giaime (un writer, scomparso, dei primi
90 a Roma). Fume mi ha fatto capire limportanza di fare
i graffiti grandi e di dipingere come meglio ti viene, senza stare
a pensare che se ti piace un writer o se ti piacciono delle cose
tu devi avere questo come punto di riferimento. Disegni quello che
ti viene meglio e lo fai, ci metti un po di amore e le cose
vengono bene lo stesso. Giaime invece diceva che la cosa più
importante è la lettera, perché riesci a dare il massimo
con il minimo; anche se non hai molti spray, solo con le lettere
senza mettere figure o "barocchismi" riesci a comunicare
immediatamente. Ho capito che dovevo considerarle come un elemento
figurativo e lavorare su quelle, altrimenti sembra più unarte
astratta; le lettere come forme e linee che si fondono in modo dinamico.
Stand: I graffiti che mi hanno ispirato maggiormente
sono stati quelli newyorkesi della prima metà degli anni
80, Dondi, Pure, Tat Crew. Avevano raggiunto un livello di
perfezione ed eleganza sullo studio del lettering pazzesco. Sono
stato ispirato anche da maestri olandesi come Shoe, Zedz, Delta,
che dipingevano con una fantasia incredibile, e avevano reso lo
stile olandese inconfondibile. Credo che Roma sia nata stilisticamente
da queste due città.
Pane: Nella fase iniziale ho voluto assorbire
ed afferrare i temi principali di una materia, in questo caso i
graffiti. E stata una fase che ha richiesto tempo, ma nella
quale ho sperimentato vari stili realizzando cose anche molto diverse
fra loro, andando alla ricerca dello spirito giusto.
Nico: Il primo imput ai graffiti lho
avuto sfogliando il bimestrale del Manifesto (90), che conteneva
uno speciale su Woodstock nel quale avevano inserito delle foto
dei Navigli a Milano con graffiti fatti dai Punk che rappresentavano
quel tipo di iconografia. Da lì in poi è cominciata
la mia ricerca di foto di graffiti. Quelli che esprimevano più
"soul", e che ho osservato con maggiore attenzione, sono
stati quelli newyorkesi del primo periodo che avevo trovato sul
libro Subway Art. Poi la maggiore influenza lho avuta dal
confronto quotidiano con il resto dei TRV.
Stand: Noi siamo stati i primi a dipingere
treni a Roma, siamo stati la prima linea, e abbiamo imparato molte
cose dai writer stranieri che sono venuti a trovarci. Gente come
Milk, Fume (Germania), Sento (NYC), Mellie, Delta e Set (Olanda)
e tanti altri, tra il 93 e il 94 sono venuti a dipingere
treni a Roma e ci hanno messo in condizione di confrontarci con
una platea più importante, portando Roma ad una dimensione
più internazionale. A quel punto sono venuti writer da ogni
parte, addirittura dallAustralia, trasformando Roma nella
"Capitale" dei graffiti. E questo perché i treni
dipinti viaggiavano tutti e non venivano cancellati.
Pane: La storia dei graffiti a Roma è
singolare. In Europa siamo stati tra gli ultimi a cui è arrivata
questa ondata. Prima di noi ci sono stati i tedeschi, gli olandesi,
i francesi
, e queste sono le prime cose che abbiamo visto
direttamente. Con il tempo siamo andati a ricercare le origini e
siamo arrivati là dove i graffiti erano iniziati, ovvero
a New York. Attraverso questi abbiamo percepito meglio lo spirito,
le motivazioni e tutta una serie di cose che ci ha coinvolto maggiormente.
Da quel momento in poi (94 circa) abbiamo avuto il maggiore
sviluppo stilistico.
A G: Quindi alcune influenze newyorkesi della
prima scena, insieme allarrivo di writers europei che hanno
portato uno stimolo ed una competizione maggiore, hanno fatto sì
che il vostro stile diventasse forte e riconoscibile. Ma unaltra
caratteristica che vi ha dato una forte impronta è stato
dipingere molto i treni e la metropolitana, attraverso la quale
si sono formate le generazioni successive di writer.
Joe: Il nostro linguaggio è stato molto
legato ai treni e alla metropolitana. In particolar modo nel periodo
dei TRV, quando abbiamo cambiato anche il modo di fare graffiti.
Io penso che dipingere una metro e la metro gira sia importante,
perché diventa il principale punto di riferimento e confronto,
ed anche perché vedi la stratificazione delle generazioni
e le varie evoluzioni. Questo crea un rapporto diretto e più
immediato con i graffiti. Io quando ho iniziato a dipingere, credevo
che per andare a fare un treno bisognava essere un graffitaro bravo
e quindi si doveva dipingere un po su muro; poi si poteva
andare a fare i treni e le metro che erano invece qualcosa di speciale.
Stand: Noi veniamo da una generazione nella
quale cera un senso di scoperta e di avventura, in cui non
dipingevi tanto ma dipingevi bene, perché i graffiti erano
pochi e dovevi far vedere che tecnicamente riuscivi a creare prodotti
molto validi. Le generazioni successive hanno iniziato a dipingere
perché hanno visto i treni della loro città dipinti,
e non hanno fatto riferimento a libri o fanzine come è capitato
a noi. A loro è venuto più istintivo dipingere subito
i treni, perché è quello con cui si sono formati a
livello visivo. Probabilmente hanno prima iniziato a dipingere treni
e poi a studiare i graffiti. Hanno voluto confrontarsi con chi aveva
fatto qualcosa di grandioso nella loro città, mentre noi
non abbiamo avuto questa fortuna, perché non cerano
state persone che avevano dipinto con la nostra mentalità
e determinazione. Sicuramente Joe, Pane e Nico sono quelli che hanno
influenzato maggiormente la generazione successiva alla nostra.
Tecnicamente validissimi, però verso la metà degli
anni 90 hanno sviluppato uno stile immediato e spontaneo,
che ha trovato molti seguaci. Il mio stile invece era più
difficile da emulare perché molto tecnico, passavo tantissimo
tempo a disegnare outline prima di fare un graffito.
Pane: In Europa abbiamo avuto una grossa notorietà
perché dipingevamo tantissimo la metropolitana, e per molti
anni e tuttora continuano a girare i vagoni dipinti. Questo ci ha
dato una specie di "audience" molto forte, richiamando
a Roma tantissimi writers esteri. Il nostro stile si è evoluto
proprio grazie alla metro, perché se non la dipingi il tuo
stile non diventerà mai aggressivo, la tua istintività
e velocità devono venire fuori, e questo attribuisce al graffito
delle caratteristiche di dinamicità uniche. Sul muro invece
è diverso perché hai tutto il tempo per pensare.
A G a Pane: Quando nasce il vostro
gruppo definitivo, i TRV.
Pane: I TRV (The Riot Vandals) nascono come
evoluzione degli ETC, successivamente intorno al 95 sono entrati
a far parte del gruppo alcuni membri degli MT2, Stand, Kraze e Deb,
ed altri writer come Tuff.
A G: Quindi avete sviluppato un modo diverso
di dipingere, molto più funzionale alle esigenze di writer
che avete in quel momento e con delle caratteristiche ben riconoscibili.
Pane: A un certo punto abbiamo iniziato ad
usare i tappi normali, e non avevamo delle marche di spray fatte
appositamente per i graffitari come succedeva in Germania o in altre
parti dEuropa. Noi abbiamo utilizzato gli strumenti base,
quelli che vendevano dal ferramenta con una decina di colori a disposizione
Ma questo non ci ha penalizzato, anzi ha tirato fuori uno stile
particolare e delle caratteristiche che poi sono diventate distinguibili.
Joe: Io mi sento un po il padre del
dipingere nella maniera più sincera possibile, di fare il
"wild style" non come cliché di lettere, ma di
fare il graffito selvaggio, selvaggiamente come tu sei. Da un certo
punto in poi non ho più usato tappi particolari e dipingevo
con spray di qualunque tipo. Questa scelta ha dato buoni frutti
perché in fin dei conti a New York dove sono nati erano stati
fatti in quel modo. Quindi non è una questione di uno stile
conservatore, ma se stai facendo i graffiti, e i graffiti sono quella
cosa, tanto vale farla più simile a quella.
A G: I graffiti insieme a tutte le esperienze
formative di background sono la base della vostra espressione artistica
attuale. Nel caso di Scarful ovviamente non nel senso stretto di
graffito, ma includendo anche tutti quegli elementi come lo stancil
e gli adesivi che fanno parte di questa realtà. Volendo dare
una specie di "definizione", che cosa rappresentano e
hanno rappresentato per voi?
Joe: Secondo me i graffiti sono il linguaggio
più nuovo che cè stato negli ultimi 20 anni
e il più popolare; ...magari ora cè internet,
ma è diverso, per usarlo ti serve il computer e una preparazione.
I graffiti sono legati al bombardamento delle immagini delle grandi
città, e di riflesso anche tu bombardi gli altri di una tua
immagine, di una tua icona. Fanno parte della società contemporanea.
Stand: Il graffito è una forma di guerriglia
urbana semiotica. Non ha bisogno di un messaggio perché ha
già tanto di sé come significato nelle modalità
con le quali viene realizzato. Lillegalità, la polizia,
i treni, gli spazi in cui è limitato etc. E più
un messaggio di individualità, di presenza, un "egotrip"
del writer stesso!
Pane: Uno degli aspetti più interessanti
dei graffiti è che non sono solo una forma espressiva o poetica,
mi piace il loro senso di "veridicità", le loro
basi pratiche delle motivazioni sociali o politiche. Però
quando io parlo di politica non parlo di concetti o idee legate
a un partito o a un ideale. Questa è una considerazione a
posteriori, allepoca li facevo senza dei presupposti o un
ideale. Naturalmente stavo facendo politica senza saperlo, perché
nel momento in cui agisci su dei luoghi pubblici in maniera così
forte ed evidente, stai avendo uninfluenza sulla società
stai agendo in maniera diretta. Questa è una presa di coscienza
che sto maturando oggi, allora non erano pensieri che facevo ma
piuttosto erano "cose" che facevo.
Scarful: Tutta larte di strada è
spesso, quella più sincera, più diretta. Quando esci
per strada a fare gli stancil devi essere veloce, rapido. Ci sono
sempre delle incognite, a meno che tu non lo faccia in un posto
tranquillo. Questo dà a quello che fai delle caratteristiche
espressive forti. Lo stancil, gli adesivi, i graffiti, il tag, sono
un modo di presentarsi agli occhi di tutti attraverso la strada,
nei posti che giri ogni giorno. Chiunque può vederli perché
non sono legati ad un luogo dedicato. Sono un modo per essere sempre
presenti nella città.
A G a Scarful: Quale è il rapporto
che lega i Scarful ai TRV?
Scarful: Ho conosciuto i TRV 6 anni fa, già
da prima vedevo le loro "scritte" per strada, Pane, Joe,
Sugo ... Quello che mi colpiva di più era Tuff, onnipresente.
Comunque il primo che ho conosciuto direttamente è stato
Pane con il quale nel 96 abbiamo creato insieme ad altri amici
"Hateful Grafic Vandals", uno studio grafico, ed è
nata anche la prima fanzine di graffiti "Hateful". Da
li ho iniziato poi a conoscere gli altri.
A G: Tu non hai mai avuto un rapporto con
i graffiti in senso stretto?
Scarful: No, non ho mai avuto un rapporto
diretto. Le uniche cose che facevo legate ai graffiti, intorno ai
16 anni quando ero metallaro, erano delle scritte HMK (Heavy Metal
Kids), una sigla generica di tutta la gente appassionata di questo
genere, o successivamente RMHC (Roma Hardcore).
A G: Una specie di tag?
Scarful: Si, tipo tag, Passavo molto tempo
a studiare le lettere, a disegnarle anche perché molti dei
gruppi che ascoltavo avevano delle scritte grafiche incredibili.
Forse è questo lelemento che mi lega a loro, il lettering
e la calligrafia, una cosa che ho continuato a portare avanti in
particolar modo con Pane, perché entrambi ci occupiamo anche
di grafica.
A G: Quando hai iniziato ad utilizzare gli
stancil e gli adesivi?
Scarful: Circa un anno fa. Mi ricordo che
Pane aveva disegnato i suoi primi cappelli con la P, e mi era piaciuta
molto come idea. Da lì ho cominciato a sviluppare i miei
stancil e adesivi: il cartone del latte con il serpente, la scritta
Scarful e ora sto lavorando a una nuova, una mano che tiene un cartone
del latte. Ognuno di questi elementi lo riproduco per strada e lo
inserisco pittoricamente allinterno dei quadri che sto facendo.
Nico: I graffiti entrano nella società
in maniera dirompente, facendo scaturire delle reazioni nei concittadini,
ma non rivendicano niente. Sono il prodotto dell"esagitazione"
dei giovani. Oggi mi rendo conto che per me sono stati anche una
palestra di pittura con cui accostarsi ad altre cose, e mi hanno
permesso di sperimentare scelte stilistiche da cui passare ad altre
forme espressive. Mi è sempre piaciuto dipingere e nella
parte più "esagitata" della mia vita ho fatto i
graffiti. Adesso sono in una fase diversa, nella quale lavoro, faccio
altre cose, e dipingo in relazione a questo nuovo contesto. Da poco
ho iniziato ad utilizzare gli stencil, che hanno in comune con i
graffiti di essere fatti per strada, illegalmente, e mi stanno facendo
rivivere delle emozioni degli esordi nel 91-92!
A G a Nico: Alcuni di voi sembra quasi
che abbiano trasformato il tag in stancil, ad esempio Pane il cappello
con P e Joe le corna. Nel tuo caso ci sono due elementi particolari.
Nico: Una è la botola ed è quella
tipica di New York per scendere nella metropolitana. Ho utilizzato
come base una foto scattata appunto a New York sulla 5 th avenue,
nel centro di Manhattan, dove stranamente era aperta in mezzo ad
un marciapiedone, e dentro si vedevano dei tag vecchissimi. Laltra
è la mascherina (Absolute Incognito!!), ed è legata
al film/documentario che abbiamo fatto sui graffiti "Un gioco
da ragazzi", dove avevamo travestito tutti i writer intervistati
con queste maschere. Questimmagine mi ha colpito molto e rappresenta
anche lanonimato in cui molti writer cercano di non farsi
vedere "personalmente", mentre invece dallaltra
parte hanno lesigenza di farsi conoscere.
A G: Nel panorama nazionale ed internazionale
del mondo dellarte ci sono diversi artisti che hanno sviluppato
il proprio lavoro, anche se con tecniche e modalità diverse,
partendo da una base analoga alla vostra. Ma lesperienza dei
graffiti è anche entrata in maniera più forte nel
mondo della comunicazione visiva. Quali sono le vostre impressioni?
Joe: Molte persone che fanno arte delle ultime
due generazioni, magari di circuiti più alternativi, quasi
tutti hanno fatto graffiti, chi in maniera più praticante
chi meno. Io quando avevo 16-17 anni ho iniziato a fare graffiti
perché cerano i graffiti, e allora ho fatto questo.
Se fossi nato 20 anni prima magari avrei iniziato direttamente a
dipingere, e invece di fare i metallari nei quadri avrei fatto i
jazzisti perché ascoltavo jazz.
Stand: I graffiti sono stati il prodotto più
genuino e più divertente, artisticamente parlando, degli
ultimi 20 anni. La cosa grandiosa è stata che hanno dipinto
anche persone che non sapevano disegnare, dando una spontaneità
a tantissimi prodotti fatti successivamente dai writer. Oltre allinteresse
del mondo dellarte ci sono tantissimi grandi marchi, ad esempio
quelli di abbigliamento e non solo quelli più legati allo
street wear, che fanno disegnare e progettare le proprie campagne
pubblicitarie ai writer. Molti di questi, anche attraverso luso
del computer, disegnano vestiti, font, mobili, siti web
Penso
ad esempio a Shoe, Mode 2, Delta, Zedz etc. Il writer riesce ad
interfacciarsi con gli altri media in una maniera molto più
libera, ad acquisire un knowledge con più disinvoltura rispetto
a chi ha una preparazione accademica. Riesce a percepire e a confrontarsi
con la città meglio di chiunque altro.
A G: Negli ultimi anni è tornato un
nuovo interesse del mondo dellarte nei confronti dei graffiti.
Questa esperienza era stata già vissuta da molti writer negli
anni 80, ma in maniera differente. Il tentativo di allora
fu quello di portare il graffito vero e proprio in galleria, mentre
in quello attuale è di portare il linguaggio dei graffiti
allinterno di un nuova ricerca espressiva.
Joe: Secondo me negli anni 80 il tentativo
di portare i graffiti in galleria non funzionò molto. E non
parlo di Basquiat o Keith Haring, che non erano dei veri graffitari
ma piuttosto dei pittori che avevano qualche elemento in comune
e vivevano nella stessa città. Penso invece a Rammellzee,
Crash, Coco 144 e altri ancora, che provarono a portare il graffito
vero e proprio in galleria. I writer della nuova generazione stanno
entrando nuovamente nel mondo dellarte ma in una maniera più
consapevole, non portando semplicemente i graffiti, ma portando
se stessi con il background di quello che hanno fatto prima. Se
riproducono la strada è semplicemente perché sono
le cose che gli appartengono, e non credo che potrebbero immaginarne
altre.
Stand: Allinizio degli anni 80
le gallerie presentarono i writer al grande pubblico. Artisti come
Keith Haring, Basquiat, Kenny Sharf, e maestri della subway come
Crash, Daze, Phase 2, Dondi e Futura 2000 furono confusi insieme
sotto il nome di "Graffiti Art". Ad esempio Keith Haring
era forse quello un po più vicino al mondo dei graffiti
perché dipingeva con delle modalità affini, come la
scelta del luogo e la visibilità dellopera nel posto
più affollato della città, la subway. Per questo è
stato erroneamente considerato un writer. Lui non scriveva Keith
Haring sui treni o sui muri della propria città, mentre è
laspetto fondamentale del writing. Una delle componenti essenziali
del suo lavoro era il messaggio sociale che la gente doveva recepire
e interpretare. Al writer interessa relativamente come la gente
interpreta la sua opera. Soprattutto alcuni writer non sono artisti,
ma sono dei semplici "vandali"!
Pane: Io mi sento più vicino a questa
nuova trasformazione allinterno dellarte che molti altri
writer stanno facendo, nella quale più che portare il graffito
stesso ne viene portato lo spirito. E un discorso più
profondo, crei una nuova cosa e la adatti a dei nuovi spazi. Portandolo
così comè allinterno della galleria nascono
invece delle contraddizioni, perché gli viene tolto un valore
fondamentale che è quello del muro o del treno.
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